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Violenza sessuale e femminicidi. Devono essere rivisti i criteri di accesso ed erogazione degli indennizzi di cui al fondo per la solidarietà alle vittime.

7 novembre 2017

Pubblicato in: Attualità

“La battaglia contro la violenza di genere si vince solo se non si sottovaluta il fenomeno, anche nei suoi aspetti simbolici – dichiara la coordinatrice nazionale delle CRPO, la presidente della Commissione Parità dell’Emilia-Romagna Roberta Mori –e perciò deve esserechiaro un punto: è vero che non ci può essere indennizzo adeguato per le donne uccise o violate nella loro profonda intimità e dignità di essere umani, ma è altrettanto vero che il riconoscimento di indennizzi assolutamente inadeguati da parte dello Stato può indebolire il contrasto culturale e la deterrenza rispetto a questa odiosa violenza.”

“Secondo le ultime stime ISTAT sono quasi tre milioni e mezzo le donne italiane vittime di stalking almeno una volta nella vita e oltre due milioni quelle perseguitate da un ex partner – sottolinea la coordinatrice Mori - numeri impressionanti che impongono certezza della pena e una normativa di prevenzione efficace.”

La Conferenza che riunisce le presidenti delle Commissioni Pari Opportunità di Regioni e Province Autonome, pur riconoscendo che lo Stato italiano ha messo in campo e rafforzato negli ultimi anni diverse misure di contrasto alle violenze di genere, disapprova il disposto del Decreto del Governo, attuativo della Legge 7 luglio 2016, n. 122, che indica e quantifica gli indennizzi delle vittime di reati contro la persona a seguito delle condanne della Corte di Giustizia Europea in materia. “I tabellari degli indennizzi indicano di fatto vittime di serie A e serie B, con cifre risibili e criteri troppo stringenti per averne diritto, – sottolinea Roberta Mori - vanno perciò assolutamente rivisti per dare maggiore dignità alle donne anche con questo strumento di indennizzo emergenziale.”

Secondo le presidenti il ‘Fondo di rotazione per la solidarietà alle vittime dei reati di tipo mafioso, delle richieste estorsive, dell’usura e dei reati intenzionali violenti’ va incrementato, adeguandone il nome agli obiettivi di sostegno alle vittime di reati sessuali e femminicidio sanciti dalla Corte di Giustizia Europea. Altri sono i punti da correggere nell’attuale normativa “a partire dalla remissività della querela nello stalking, ai tempi lunghi della gestione delle denunce, agli effetti della giustizia riparativa che non può consistere in una mera monetizzazione del dolore delle donne”.

La conferenza delle CRPO si unisce pertanto al coro di richiesta al Governo per rivalutare nel merito la quantità e le modalità di erogazione degli indennizzi. “L'Italia è stata tra i primi Paesi europei a ratificare, nel 2013, la Convenzione sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica, meglio nota come «Convenzione di Istanbul» - conclude la coordinatrice nazionale Roberta Mori – e proprio da questo impegno scaturisce l’ineludibile necessità di integrare tutte le politiche con coerenza ed efficacia, al fine di contrastare la violenza contro le donne, che è violazione dei diritti umani.”



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