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Un po' di cose per le prossime settimane

13 gennaio 2017

Pubblicato in: Attualità


Dopo il referendum e i cambiamenti avvenuti relativamente al Governo, la discussione politica è incentrata sulla data del voto e sulla legge elettorale.

Io penso che si debba votare il più presto possibile, ma sono d’accordissimo con il Presidente della Repubblica quando sostiene che non si possono prendere in giro gli elettori e che occorre fare il possibile affinché si voti con sistemi elettorali armonizzati tra Camera e Senato. Ciò non si può ottenere, a mio avviso, senza un intervento legislativo del Parlamento. Non si può fare affidamento soltanto sulla sentenza della Corte Costituzionale, perché riguarderà solo l’Italicum (quindi esclusivamente la legge elettorale della Camera) e non potrà spingersi oltre certi livelli. Allo stato attuale al Senato abbiamo un proporzionale puro, con collegi o circoscrizioni regionali (in alcune regioni sub regionali) e con una sola preferenza. La sentenza sull’Italicum può riguardare il ballottaggio, i capilista per i quali non si esprimono preferenze e le candidature plurime. Ammesso che tutti questi tre aspetti vengano dichiarati incostituzionali, rimarrebbero comunque non poche differenze tra Camera e Senato. Alla Camera una lista che raggiungesse il 40% dei voti otterrebbe il 55% dei seggi, mentre al Senato no. Alla Camera avremmo collegi piccoli (a Reggio coinciderebbe con la provincia), al Senato grandi (a Reggio coinciderebbe con la regione). Alla Camera si potrebbero esprimere due preferenze di genere diverso e le liste dovrebbero essere composte con l’alternanza tra i generi, mentre al Senato non ci sarebbe l’alternanza e si potrebbe esprimere una sola preferenza.

Non sono differenze da poco. Non si potrebbe parlare di armonizzazione. Differenze che potrebbero essere ancor più rilevanti se la sentenza della Corte non riguardasse tutti i tre elementi che ho prima citato.

Quindi si deve sviluppare al più presto un confronto di merito sia in sede politica che in sede parlamentare.

Il tempo necessario per legiferare sulla legge elettorale va utilizzato anche per affrontare alcuni temi rilevanti per la vita dei cittadini e delle istituzioni.

Innanzitutto l’attuazione della legge di bilancio, a partire dagli interventi previsti per il sistema previdenziale (anticipo pensionistico, quattordicesima più ampia per chi l’aveva ed estesa alle pensioni fino a mille euro, abolizione delle penalizzazioni per chi ha maturato il diritto alla pensione prima dei 62 anni, eliminazione della ricongiunzione onerosa, abbassamento dell’aliquota contributiva al 25% per i lavoratori autonomi, norme per i lavoratori precoci e per quelli che svolgono attività usuranti, ampliamento della no tax area per i pensionati con meno di 75 anni, opzione donna per chi ha maturato i requisiti entro la fine del 2015).

Vi sono anche ulteriori interventi previdenziali per i lavoratori ammalati a causa dell'amianto e l'ottava salvaguardia per gli esodati.

Vi sono misure a sostegno della crescita e del lavoro: maggiori risorse per agevolazioni fiscali per retribuzioni legate a incrementi di produttività, per partecipazione ad utili di impresa e per il welfare aziendale, risorse per il pubblico impiego, sgravi contributivi per nuove assunzioni legate all'alternanza scuola-lavoro e all'apprendistato, interventi per i call center, per sostenere la promozione di società cooperative tra i lavoratori provenienti da aziende in crisi, l'aumento del congedo obbligatorio per il padre lavoratore, l'aiuto alle lavoratrici autonome vittime di violenza di genere.

Vi sono risorse aggiuntive per il piano nazionale e i centri antiviolenza e per le pari opportunità.

C'è l'introduzione dell'Iri, una forma di tassazione vantaggiosa per i lavoratori autonomi, e la conferma della riduzione dell'Ires. C'è la conferma del super ammortamento al 140% e l'introduzione dell'iper ammortamento al 250% per investimenti ad alto contenuto tecnologico, cioè "Industria 4.0". C'è il credito d'imposta più forte per ricerca e sviluppo e il rifinanziamento della legge Sabatini. C'è l'eco bonus ampliato agli interventi antisismici e alle strutture ricettive. C'è l'abolizione dell'Irpef agricola. Ci sono misure per aumentare gli investimenti pubblici.

C'è la no tax area per gli studenti universitari meno abbienti e più risorse per il diritto allo studio, così come per gli interventi sociali.

Ci sono anche cose da completare, a causa dell'esame accelerato della legge di bilancio al Senato prima della crisi di governo. In particolare tutta la partita relativa a regioni ed enti locali. Nella legge di bilancio non c'è nessun nuovo taglio, ma circa 3 miliardi da ripartire nel settore. Circa 1 miliardo deve necessariamente andare a province e città metropolitane, per eliminare il taglio analogo previsto per il 2017 dalla legge di stabilità 2015. Il resto lo decideranno le parti in causa, ma va deciso alla svelta, per mettere i comuni e le province (che restano dopo l'esito del referendum) nelle condizioni di fare i bilanci entro il 31 marzo. E sarà bene superare al più presto eccessivi vincoli sul personale degli enti locali.

Sul sociale bisogna in tempi rapidissimi essere nelle condizioni di poter utilizzare il miliardo stanziato per la lotta alla povertà.

Ci sono poi molti disegni di legge approvati alla Camera e che aspettano il via libera del Senato. Ne cito solo due: la riforma del processo penale, che prevede anche pene più severe, con la conseguente possibilità di arresto prima del processo, per i furti negli appartamenti; la riforma della cittadinanza in base allo jus soli, che deve essere un diritto per chi nasce in Italia.

Infine occorre politicamente e anche in Parlamento fare i conti con i due quesiti referendari della CGIL, in base alle decisioni della Corte Costituzionale. Anche se venissero rinviati di un anno i referendum per la concomitanza con le elezioni politiche, non si può andare in campagna elettorale senza una chiara posizione del PD sugli stessi.

L'insieme delle cose che ho richiamato forse necessiteranno di andare oltre giugno per essere attuate o affrontate. Immagino già la polemica sui vitalizi. Siccome la cosa non mi riguarda personalmente, mi permetto di dire che è vergognoso tutto il can can sui contributi versati dai parlamentari alla prima legislatura, che hanno effetti per gli stessi solo se si arriva al 15 settembre. È una discussione che pare avere come presupposto la normalità di una legislatura non di 5 anni, ma di 4 anni, 5 mesi e 29 giorni. Qui c'è una sorta di impazzimento collettivo, quando non di chiara strumentalizzazione politica, da tante parti (purtroppo anche nella mia parte). Se non si rinsavisce da questa antipolitica che utilizza fraudolentemente ogni mezzo, i guai saranno molto grossi per il Paese.


On. Maino Marchi

 



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