Campegine, 5 ottobre 2016 – Un coro unanime per il Sì alla fusione dei comuni di Campegine, Gattatico e Sant’Ilario. È quello che arriva dall’incontro di mercoledì scorso al centro Komodo di Campegine dove si sono dati appuntamento diverse decine di cittadini per un confronto assieme a Stefano Bonaccini, Giammaria Manghi, il segretario PD Andrea Costa, Paolo Cervi e il sindaco di Sissa Tre Casali Nicola Bernardi.
Rinunciare alla fusione significa immaginare un futuro al ribasso per i tre paesi della Val d’Enza che il prossimo 16 ottobre sono chiamati a decidere se lasciare le cose come stanno oppure procedere speditamente verso un nuovo comune, che in 12 anni incasserà da Stato e Regione la bellezza di 19,5 milioni di euro. Non si tratta di beneficenza ma di risorse che affluiscono da una razionalizzazione della macchina pubblica oggi eccessivamente frammentata.
«Se c’è chi pensa che si è più forti rimanendo da soli si sbaglia», ha detto il presidente della Regione Stefano Bonaccini ricordando i grandi cambiamenti in atto anche nella riorganizzazione della macchina pubblica che si vorrebbe più snella e capace di offrire servizi sempre più vicini alle esigenze. «La Regione ha risparmiato 177 milioni di euro – ha sottolineato Bonaccini – sono risorse che oggi siamo in grado di reinvestire in servizi per tutti gli emiliani romagnoli. I soldi che investiamo oggi per le fusioni sono risparmi per il futuro».
A Campegine, Gattatico e Sant’Ilario ci sono le condizioni per procedere verso una fusione altrove no. Paolo Cervi nel suo lungo intervento ha parlato quindi di una «grande opportunità da cogliere per trasformare in meglio i territori». Il sindaco di Campegine ha spiegato che creare un Comune unico significa cambiare decisamente rotta rispetto a un futuro che nei prossimi 5 anni potrebbe diventare grigio. Con la fusione – ha concluso Cervi – si mantengono i municipi e si migliorano, ampliandoli, i servizi. Per esempio, pensando ai giovani, ci saranno più risorse per i progetti scolastici e per i doposcuola. E maggiori investimenti in manutenzioni degli edifici scolastici. Ma anche il potenziamento dei centri culturali e delle biblioteche comunali».
Con le fusioni si prosegue nel solco già tracciato con le Unioni dei Comuni e con il riordino delle funzioni degli enti locali in seguito alla legge che trasforma le Province in Aree Vaste. Giammaria Manghi, presidente della Provincia e sindaco a Poviglio è stato molto netto nel suo intervento: «Non esistono – ha detto – motivazioni razionali del No che riguardano i cittadini. Se decidessi di ricandidarmi alla guida del mio Comune non saprei cosa scrivere nel programma elettorale, proprio per la scarsità di risorse che affligge il bilancio dei piccoli Comuni. Oggi per soddisfare le richieste dei cittadini bisogna cambiare il sistema».
Il Pd provinciale accompagna questo percorso di fusione. Il segretario provinciale Andrea Costa, intervenendo al centro Komodo, ha posto l’accento su uno dei temi più cari a sostenitori del No, quello della cosiddetta perdita d’identità. «Siamo emiliani, siamo quelli che si sono inventati un welfare invidiato, siamo quelli che hanno risposte per ogni bisogno. Questo progetto oggi garantisce proprio la nostra storia e la continuità della nostra identità. Se la politica deve dare risposte alla gente, allora la fusione in questo territorio è una proposta adeguata ai nostri tempi. A questi territori è stata proposta una grande opportunità – ha concluso Andrea Costa – ora è la comunità che deve consapevolmente fare le sue scelte, devono essere i cittadini a cogliere tutto il valore di questa proposta».
L’esempio di Sissa Trecasali, neo Comune della bassa parmense nato da fusione è molto chiaro. «Il bilancio preventivo per noi – ha detto il sindaco Nicola Bernardi – non è più il libro dei sogni. Con il mio collega di Gattatico abbiamo confrontato le voci di bilancio per l’asfaltatura delle strade, lui aveva a disposizione una cifra attorno ai 100mila euro, noi abbiamo stanziato 4 milioni».